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SALERNO - Cattedrale di San Matteo. L’ingresso al quadriportico #laculturanonsiferma


 

cattedrale san matteo 8 foto pellecchia

Fotografia di Corradino Pellecchia

 

Al di sopra del portale, in una composizione unitaria con l'ingresso, è sistemato l'epistilio, il cui architrave è ricavato dalla copia medievale di un frontone romano, scolpito con leggiadri quadrupedi in corsa fra racemi di viti sgorganti da due calici capovolti, e incorniciato da due palmizi con uccelli che beccano i datteri. Ai lati su due blocchetti sono scolpite una scimmia ed un leoncino. E' evidente in questa illustrazione un chiaro riferimento alle simbologie paleocristiane.

Nella lunetta era collocato un mosaico raffigurante San Matteo donato dall'arcivescovo D'Alagno intorno alla metà del XIII secolo, sostituito dall'attuale affresco nel 1768 raffigurante San Matteo, opera di un modesto pittore solimenesco, ma aggiornato sulle revisioni demuriane.

Nell'architrave viene riportata la scritta: DUX ET JORDAN (us) DIGNUS PRINCEPS CAPUANUS/ REGNENT ETERNUM CUM GENTE SALERNO COLENTE.
Secondo un'ipotesi tradizionale, questa epigrafe dovrebbe essere l'esaltazione della pace stipulata fra il Guiscardo ed il nipote Giordano di Capua nel luglio 1083, mentre i versi, esametri leonini, sono stati attribuiti all’arcivescovo Alfano I. In realtà le cose non stanno proprio così. Innanzitutto non c'è coincidenza cronologica fra l'episodio bellico e le fasi costruttive del duomo, essendo il quadriportico l’ultimo corpo edificato. Il Guiscardo, che nelle altre epigrafi viene ricordato con il suo nome accompagnato da attributi, si trova ridotto al semplice appellativo di dux. Le sculture esprimono una maturità stilistica diversa da quelle originarie della chiesa.

La più recente interpretazione individua nei personaggi dell'epigrafe due protagonisti successivi e più solidali fra loro. Il nome determinante, in ogni caso, rimane quello del principe capuano. Ma se si sposta l'attenzione su Giordano II, principe dal 1120 al 1127, si evince che egli era strettamente imparentato con i normanni di Salerno. La madre, infatti, era Gaitelgrima, sorella della principessa Sighelgaita, nonna del duca Guglielmo d’Altavilla 1111- 1127, ultimo discendente del Guiscardo dal ramo longobardo. In ripetute occasioni Giordano, soprattutto nel 1122, ha fornito il suo aiuto militare al nipote per risolvere spinosi problemi e viene ricambiato con la donazione di castelli e territori. Se si tiene conto del tono della scritta, più prossima ad un patto di alleanza e ad un ringraziamento che ad una pace, si può con fondamento approdare ad una diversa interpretazione e datazione, che scioglie in positivo tutti i problemi.

Antonio Braca, Guida illustrata alla Cattedrale di San Matteo, 2018 by Opera edizioni, Salerno
 



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